Volonteri Santina

[1876 - 1964]

Sarta socialista, esponente della Commissione esecutiva della Camera del Lavoro di Milano, attiva per l'emancipazione delle donne, Consigliera della Società Umanitaria, fu la prima Ispettrice del Lavoro donna, assunta dal Ministero nel 1907.

Nata a Milano nel 1876, Santina Volonteri cominciò a lavorare giovanissima come cucitrice e poi come sarta, riprendendo in seguito gli studi in corsi serali. Iniziò a frequentare la Lega sarte da donna di Milano di cui era segretaria Ida Fontana, che le aveva impresso un’impronta socialista ed emancipazionista. Ida Fontana aveva infatti partecipato al Congresso di Genova del 1892 era stata la prima donna ad entrare nella commissione esecutiva della Camera del Lavoro di Milano ed era al contempo dirigente della Lega per la tutela degli interessi femminili di Milano.

Santina Volonteri si formò a questa scuola. Nella Lega sarte da donna si mise rapidamente in luce e nel 1895, nel comizio di ricostituzione della Lega dopo la repressione crispina seguita ai fasci siciliani, venne nominata segretaria. Conservò la carica fino al 1903, quando la Lega sarte da donna confluì in una lega mista sarti e sarte, con l’obiettivo di unire le forze e nel generale contesto del passaggio dal sindacato di mestiere a quello di massa.

Nei primissimi anni del secolo affiancò Nina Rignano Sullam, esponente di primo piano dell’Unione Femminile, che stava preparando un progetto di legge per l’istituzione di un Ispettorato femminile del Lavoro (presentato al Ministro Rava nel 1902). Santina Volonteri iniziò quindi la sua scuola pratica come ispettrice di fabbrica e il suo impegno in tal senso rimase celebre nel movimento operaio milanese.

Esponente del socialismo riformista, fu eletta nel 1900, nel 1901 e nel 1902 nella Commissione esecutiva della Camera del Lavoro, mentre nel 1904 entrò a far parte del Collegio dei delegati della Società umanitaria, nella lista vittoriosa proposta dalla Camera del Lavoro.

Nel 1905, assieme alla cucitrice in biancheria Virginia Bianchi, venne eletta come membro operaio nel Collegio dei Probiviri per l’industria del vestiario di Milano, costituitosi allora per la prima volta.

Santina Volonteri tentò ancora di entrare nella Commissione esecutiva della Camera del Lavoro nel 1905, ma in quell’anno la lista riformista, della quale lei faceva parte, venne sconfitta da quella rivoluzionaria, anche se attorno al suo nome si catalizzò il maggior numero di consensi fra i riformisti: una grande soddisfazione per una donna in una lista di uomini, dovuta certamente alla sua notorietà come ispettrice. Santina Volonteri era inoltre molto attiva nel partito socialista, convinta sostenitrice delle tesi riformiste, ed era molto apprezzata come collaboratrice di vari giornali e riviste, in particolare sulle tematiche del lavoro e della legislazione sociale.

All’inizio del 1907, nella sua attività di delegata per la Società umanitaria (per la quale condusse un’importante inchiesta sul lavoro a domicilio, insieme a Laura Casartelli), Santina Volonteri fece un’ispezione al consorzio degli Uffici Indicazioni e Assistenza, formato da Società Umanitaria e Unione femminile. In seguito a quell'ispezione, Fausto Pagliari dell’Umanitaria (futuro marito di Santina Volonteri) ed Elisa Boschetti dell’Unione femminile sollevarono alcune critiche al consorzio, denunciando la «concorrenza» che le ispettrici volontarie, spesso esponenti della classe media, portavano al lavoro delle delegate stipendiate. Fausto Pagliari, già autore di uno sprezzante articolo, «beneficenza rossa», in cui attaccava le istituzioni del femminismo socialista e in particolare l’Unione femminile, per quanto mai nominata, venne rimosso dal consorzio e trasferito ad altro incarico, mentre Elisa Boschetti lasciò l’Unione femminile e passò alle dipendenze della Società umanitaria.

Poco dopo, Santina Volonteri salì alla ribalta nelle cronache nazionali, con la nomina, nell'agosto del 1907, a Ispettrice del lavoro per il Circolo di Milano, alle dipendenze del ministero dell’Agricoltura, Industria e Commercio. La nomina, salutata dai giornali come un trionfo del femminismo operaio, venne resa effettiva con Regio decreto dopo che Santina Volonteri era arrivata prima al concorso, seguito alla frequentazione della Scuola pratica di legislazione sociale della Società Umanitaria. La Scuola pratica di legislazione sociale, in tutto quarantacinque ore di lezione in aula, prevedeva cinque corsi: Malattie ed igiene del lavoro; Nozioni di tecnica industriale in relazione alla prevenzione degli infortuni sul lavoro; Legge sul lavoro delle donne e dei fanciulli; Istituto dei probiviri; Contratto di lavoro. A questo si aggiungeva l’esperienza teorica e pratica accumulata negli anni precedenti da Santina Volonteri al fianco di Nina Rignano Sullam e nelle fabbriche del milanese, in particolare in quelle a prevalente manodopera femminile.

Perché la legge di tutela del lavoro femminile e minorile del 1902 avesse efficacia era necessario che un corpo di ispettori ne controllasse l’applicazione, ma ancora più efficace sarebbe stato prevedere l’assunzione di ispettrici che fossero in grado di comprendere le esigenze e le difficoltà delle operaie e che potessero raccoglierne più facilmente le confidenze. Nel 1907 invece non solo Santina Volonteri era la prima donna ad avere tale nomina, m a in assoluto era il quarto ispettore a prendere servizio in Italia, dopo i primi tre nominati nel 1902 (il censimento industriale del 1911 segnalava la presenza in Italia di 243.926 fabbriche attive).

Negli anni successivi Santina Volonteri assunse altre cariche pubbliche: nel 1909 e 1910 venne infatti nominata nel Consiglio di amministrazione dell’Opera Pia Cucine Economiche di Milano, assieme ad Alessandro Schiavi (la possibilità per le donne di accedere ai consigli di amministrazione delle IPAB - Istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza - era stata introdotta con la legge Crispi del 1890).

Nel 1910 Santina Volonteri si sposò con Fausto Pagliari, vicesegretario dell’Umanitaria, dal quale ebbe due figlie.

Fu ancora attiva negli anni successivi in particolare nella campagna per l’istituzione di una Cassa Nazionale di Maternità, ottenuta con regolamento del 1912. Messa a tacere dal fascismo, morì a Milano nel 1964.

(Fiorella Imprenti)

Fonti:

F. Imprenti, Operaie e socialismo. Milano, le leghe femminili, la Camera del Lavoro (1891-1918), Franco Angeli, 2007;

R. Farina (a cura di), Dizionario biografico delle donne lombarde (568-1968), Baldini&Castoldi, Milano, 1995.