Sacchi Giuseppe

[1917-2016]

Parole chiave: comunista, partigiano, Segretario responsabile Fiom di Milano, Segretario della Camera del Lavoro di Milano

Nacque a Robbiano di Mediglia il 25 dicembre 1917 e trascorse la giovinezza in fabbrica alla OM di Milano e poi la Seconda Guerra Mondiale in Marina. Dopo l’8 settembre 1943, arrestato dai nazisti in Toscana, riuscì a scappare e a raggiungere avventurosamente il capoluogo lombardo, dove aderì al PCI e alla Resistenza divenendo in breve comandante della 114° Brigata Garibaldi col nome di battaglia di “Ugo”.

Dopo la guerra tornò a lavorare in officina, alla Motomeccanica, salvo poi essere licenziato per motivi politici nel 1948 ed entrare nell’apparato della FIOM milanese, di cui fu segretario responsabile dal 1958 al 1964.

Diresse quindi il sindacato tradizionalmente più combattivo, nella città più industrializzata d’Italia, nel momento in cui tutto il Paese, e in particolare il settore metalmeccanico, conobbero la più grande espansione produttiva della storia.

In sostanza Sacchi affrontò esattamente il periodo in cui più alte furono le pretese degli imprenditori nei confronti dei lavoratori. La sua segreteria fu la prima in Italia a opporsi a quello stato di cose, progettando, dirigendo e vincendo una storica vertenza quale quella degli elettromeccanici (autunno-inverno 1960-1961). Una lotta vittoriosa preparata dalla mobilitazione contrattuale del 1959, e seguita dal Contratto nazionale del 1963, che rivoluzionò il ruolo del sindacato nelle fabbriche.

Si trattò di mobilitazioni sindacali avanzate che segnarono profondamente le modalità di lotta del decennio seguente e cambiarono per sempre la prassi sindacale e la percezione che i lavoratori avevano di se stessi, delle proprie possibilità di azione.

Sacchi promosse l'inchiesta tra gli operai, l'organizzazione reticolare e diffusa delle assemblee, il coinvolgimento diretto dei lavoratori nella elaborazione delle piattaforme e delle modalità di lotta, che poi si dimostrarono l'elemento decisivo di quelle vertenze.

La maggior parte di esse si concluse con una vittoria schiacciante ai danni del padronato. Sacchi, in questo modo, influì largamente sulle sorti dei sindacati in tutto il Paese, dal momento che, allora, dettare la linea dei metalmeccanici di Milano spesso significava dettarla a tutta la Fiom in Italia e la Fiom spesso finiva col trascinare anche la Cgil.

Nel 1963 fu eletto a Montecitorio nelle fila del PCI e vi rimase per due legislature, fino al ’72, occupandosi prevalentemente di temi del lavoro. L’esperienza maturata come operaio e dirigente sindacale fu decisiva per la prima bozza di Statuto dei Lavoratori, di cui fu principale estensore nel luglio del ’67, con largo anticipo sulla proposta di legge governativa.

Negli anni Settanta fu vicepresidente dell’Azienda Elettrica Municipale, dove promosse la creazione delle conferenze di produzione, strumenti di governo aziendale ibrido che permettevano ai lavoratori di dare il proprio apporto alla guida dell’impresa. Successivamente ricoprì incarichi di rilievo all’interno di Lombardia Risorse, Federelettrica e Cispel Lombardia.

Nel 1984 fu tra i fondatori dei Centro Culturale Concetto Marchesi di Milano, espressione dell’ala del PCI critica verso il progressivo allontanamento dall’URSS e la prassi socialdemocratica del partito. Con lo scioglimento del PCI, aderì a Rifondazione comunista di cui fu prima segretario lombardo e poi presidente regionale.

Morì a MIlano il 14 dicembre 2016.

(Ivan Brentari)

Fonti:

I. Brentari, Giuseppe Sacchi. Dalle lotte operaie allo Statuto dei lavoratori, Unicopli, Milano, 2014