Busetto Italo

[1915-1985]

Intellettuale, comunista, funzionario di banca, comandante partigiano, segretario della Cdl di Milano

Scritti di Italo Busetto, Brigate Garibaldi baciate dalla gloria le prime nella lotta le prime nella vittoria. Cronache milanesi di lotta partigiana, a cura della Federazione milanese del Pci, Milano, 1951

Fonti

Adl, Archivio della Camera confederale del Lavoro di Milano (1945-1981)

Fondazione Isec, Archivio Pci Federazione milanese, Commissione federale di controllo, Biografie dei militanti, b. 38, fasc. 53 Italo Busetto

Bibliografia

G. Vignati ( a cura di), Cenni biografici di 718 dirigenti della Federazione milanese del Pci, in GF. Petrillo (a cura di), I congressi dei comunisti milanesi 1921-1983,  FrancoAngeli, Milano, 1986

L. Borgomaneri Due inverni, un’estate e una rossa primavera: le brigate Garibaldi a Milano e provincia (1943-1945), Franco Angeli, Milano, 1985

A. Piccioni, La Cgil nei suoi congressi, Ediesse, Roma, 1986

L. Ganapini, Una città, la guerra: lotte di classe, ideologie e forze politiche a Milano, 1939-1951. Franco Angeli, Milano, 1988

GF. Petrillo, La capitale del miracolo: sviluppo, lavoro e potere a Milano: 1953-1962, FrancoAngeli, Milano, 1992

Annali 4. Studi e strumenti di storia contemporanea, a cura di Grazia Marcialis e Giuseppe Vignati, Istituto milanese per la storia della resistenza e del movimento operaio, FrancoAngeli, Milano, 1995

L. Traversa, Comunisti a Milano. I settant’anni di vita del Pci a Milano tra storia e testimonianza, Teti, Milano, 2002

J. Torre Santos, Il sindacato unitario: la Camera del lavoro di Milano nel periodo dell’unità sindacale 1945-1948, Guerini e Associati, Milano, 2005

C. Magnanini, Ricostruzione e miracolo economico. Dal sindacato unitario al sindacato di classe mella capitale dell’industria, FrancoAngeli, Milano, 2006

G. Pesce, Quando cessarono gli spari. 23 aprile – 6 maggio 1945: la liberazione di Milano, Feltrinelli, Milano, 2009

Nacque a Napoli il 31 gennaio 1915 da una famiglia di intellettuali: il padre Natale era un professore di Letteratura italiana presso l’Università di Napoli, la madre Maria Caroselli insegnante di Lettere, che lascerà l’incarico per occuparsi dei quattro figli. Dopo gli studi superiori, Italo Busetto, nel 1935, appena ventenne, si laureò in Giurisprudenza a Catania e nel contempo si dedicò a diverse letture – non gradite al regime fascista – entrando in contatto con operai e contadini allo scopo di conoscere le loro condizioni di vita e di lavoro, le loro rivendicazioni, i modi produzione. Come molti giovani universitari, partecipò attivamente alla vita sportiva e culturale dei Guf (I Gruppi universitari fascisti), collaborando alla rivista “Libro e Moschetto”, tuttavia, si distinse per uno spirito critico non proprio allineato ai dettami del regime: nel 1933, un suo intervento durante i Littoriali della Cultura suscitò scalpore e irritazione, poiché condannava pesantemente l’avvento del nazismo in Germania, sostenendo la necessità di un avvicinamento all'Unione Sovietica.  Dopo il servizio militare e dopo aver lavorato come praticante presso uno studio legale di Napoli, venne assunto alla Comit (Banca commerciale italiana) nel 1937 al Servizio del personale della Direzione Centrale, a Milano in piazza della Scala, e nel gennaio 1938 entrò alla Sezione Consulenza del Servizio Legale. Nonostante la Direzione fosse un vero e proprio “covo” di militanti del Partito d’Azione, per la formazione di una vera e propria coscienza politica  divenne decisiva l’esperienza militare durante il secondo conflitto mondiale: richiamato, infatti, alle armi come sottotenente d’artiglieria, dopo un breve periodo a Tobruk in Libia nell'estate del 1939, fu inviato dal novembre 1940 sul fronte greco-albanese tra gli alpini, toccando con mano l’insipienza degli alti comandi e la tragedia della guerra scatenata senza nemmeno avere i mezzi per condurla.  Rientrato in Italia nel maggio 1941, in procinto di essere spedito sul fronte russo, nel 1942, appellandosi a un’imperfezione all'occhio sinistro e, forte del regolamento militare e dei referti medici, ottenne il congedo. Nel gennaio 1943, tornò a lavorare in banca e intanto stabilì collegamenti con l’antifascismo organizzato. In dicembre, tramite il comunista Mario Venanzi, si iscrisse al Partito comunista italiano, entrando a far parte anche del Comitato federale. Incaricato del lavoro fra gli intellettuali milanesi e i bancari, organizzò la mobilitazione di quest’ultimi in occasione dello sciopero generale del 1° marzo 1944 e nell'agosto dello stesso anno entrò in clandestinità con il nome di battaglia di “Franco”. Dietro sua richiesta passò al lavoro militare: sua l’idea di far affiancare ai Gap (Gruppi di azione patriottica), nell'ambito della guerriglia urbana contro le forze nazifasciste, le Squadre di azione patriottica (Sap), con compiti di sabotaggio e propaganda. Busetto divenne in seguito Capo di Stato Maggiore del comando regionale lombardo delle brigate Garibaldi, comandante del Raggruppamento Brigate Garibaldi Gap e Sap di Milano e provincia e, in tale veste, nelle giornate del 25 e 26 aprile 1945, diresse l’insurrezione di Milano. Dopo la Liberazione, nel 1945, divenne membro della Segreteria della Federazione milanese del Pci quale responsabile di stampa e propaganda, e nominato vicedirettore dell’«Unità» dal giugno 1945 fino al gennaio 1947, carica per la quale fu anche condannato per diffamazione a mezzo stampa. Rientrato in Comit, sempre presso la Sezione Consulenza del Servizio Legale, il suo lavoro in banca si alternò, a partire dal 1947, con l’attività di segretario della Camera del Lavoro di Milano. Nel periodo in cui lavorava in banca Busetto fu molto attivo e si trovò ad affrontare con i suoi colleghi anche alcune delicate problematiche di quegli anni, come quelle legate ai beni confiscati agli ebrei, ai valori sequestrati agli speculatori e ai profittatori di guerra, alla nazionalizzazione delle filiali istriane e al sostegno ai profughi giuliani. Si dimise definitivamente dalla Comit alla fine del 1950. Ritornerà a fare il segretario della Camera del Lavoro dal 1952 al 1958, proseguendo la sua attività politica all'interno del Pci per cui sarà eletto consigliere della provincia di Milano.  Gli anni in cui Busetto fece parte della segreteria della Camera del Lavoro di Milano furono anni difficili segnati dalla scissione sindacale che indusse la Cdl ad avviare un processo di ripensamento della propria struttura organizzativa al fine di migliorare il legame con le masse, e che videro il sindacato milanese impegnato a fronteggiare la controffensiva padronale attraverso nuovi strumenti di lotta. Busetto fu tra gli esponenti della Camera del Lavoro maggiormente persuasi della necessità di portare avanti un programma che non si limitasse alle solo rivendicazioni di carattere salariale, ma che esprimesse una profonda esigenza di rinnovamento della struttura economica esistente. Secondo quanto espresse in occasione del Convegno provinciale di organizzazione della Camera confederale del Lavoro di Milano e Provincia, che si era tenuto nel novembre del 1954, per sviluppare una complessa azione politica e sindacale bisognava lavorare nella fabbrica e fuori della fabbrica, nelle file della classe operaia e verso i contadini e i ceti medi “laboriosi”. In questo senso, il decentramento dell’organizzazione sindacale e la formazione dei quadri rappresentavano due strumenti fondamentali, legati allo sviluppo stesso della vita democratica del sindacato dentro e fuori la fabbrica. Morì a Milano il 27 settembre 1985.

(Roberta Cairoli)