Morelli Luigi, detto Gino

1895 - 1954

Impiegato, Movimento operaio, Camera del Lavoro di Castellanza, socialista, Camera del lavoro di Busto Arsizio, Leghe zonali, Segretario generale della Camera del lavoro di Ferrara, Federazione lavoratori della terra di Firenze, Camera del lavoro di Venezia, Segretario regionale della Fiot, Segretario regionale Psui, Raggi operai (Consiglio nazionale Acli), Resistenza, «Battaglie del lavoro», Segretario Camera del Lavoro di Milano, Comitato direttivo nazionale Cgil. consigliere comunale, deputato, vice-presidente dell’Inail, Presidente della Federazione nazionale degli ospedalieri

Nacque a Castellanza il 24 agosto 1895. I suoi genitori erano dei piccoli commercianti che gestivano una fiaschetteria. Aveva un fratello di nome Renzo.

Seguì gli studi fino alla quinta elementare, ma già nel 1907 iniziò a lavorare: cambiò diversi lavori, fino a quando fu assunto come impiegato addetto ai libri di matricola, al Cotonificio Cantoni, dove entrò in contatto diretto con lo sfruttamento operaio e decise di entrare a far parte del Movimento operaio, per cercare di combattere questa situazione. Partecipò a scioperi e comizi e iniziò a frequentare la Camera del Lavoro di Castellanza. 

Fu socio della Cooperativa «Avanti!» di Legnano.

Nel 1913 si iscrisse al Partito Socialista.

Il 30 aprile 1915 venne licenziato dal Cotonificio Cantoni per la propaganda e l’attività sindacale che svolse all’interno della fabbrica. Seguì un periodo di precariato, fino a quando andò a lavorare nella carrozzeria del cugino.

Nel 1916 venne nominato amministratore della Cassa Popolare Depositi e Prestiti di Busto Arsizio. Riformato alla visita militare di leva, sostituì gli amministratori chiamati alle armi, tenendo la contabilità di circa dieci cooperative di consumo della zona, fino al 1919. Contemporaneamente, fu assunto al comune di Busto Arsizio, dove si occupò degli assegni di sussidio alle famiglie dei soldati al fronte, e fece parte della Camera del lavoro della città dal 1915 al 1919. Nel movimento sindacale aveva trovato la possibilità di esprimere appieno le sue caratteristiche: impegno costante nella militanza di base e contatto diretto con i problemi dei lavoratori. All’interno della Camera del lavoro di Busto Arsizio, infatti, coordinò le varie Leghe zonali e allestì una biblioteca popolare didattica a Castellanza. Le autorità locali, però, non vedevano di buon occhio il coinvolgimento dell’attività sindacale in quella culturale e così venne citato in giudizio presso il tribunale di Busto Arsizio, per ben due volte: la prima per non aver censurato il periodico socialista «Lotta di classe» (di cui era direttore) e la seconda per aver tenuto un’assemblea non autorizzata. Fu condannato e costretto a pagare una multa di cento lire, cifra ingente per quell’epoca.

Nel 1920 si dimise dalla Camera del lavoro di Busto Arsizio: gravi problemi economici personali, costrinsero il Morelli a tentare la fortuna oltreoceano, in Argentina. Qui però fatica a trovare un lavoro stabile e scopre come i diritti sindacali per gli emigranti siano inesistenti. Per reazione, entrò in contatto con il sindacato argentino (Fora) e denunciò la situazione precaria degli emigranti italiani. In conseguenza alla sua attività, fu incaricato di mantenere i contatti con la comunità italiana in Uruguay, ma quando si recò a Montevideo, la compagnia italo-argentina per cui lavorava, lo licenziò per “assenza ingiustificata dal posto di lavoro”.

Il 27 ottobre 1920 ricevette una lettera dal padre in cui gli comunicava che era stato eletto sindaco al comune di Castellanza: Luigi Morelli colse l’occasione per tornare in Italia.

Tra la fine del 1920 e gli inizi del 1921, divenne Segretario generale della Camera del lavoro di Ferrara e dovette affrontare il grave problema della disoccupazione, in un periodo e in una città, in cui il terrorismo fascista si era sviluppato in maniera impressionante: lo stesso Morelli è vittima di ripetute aggressioni fisiche e il 20 dicembre 1921 la Camera del lavoro viene occupata dai fascisti. Fortunatamente, in quel momento si trova in visita ai genitori, a Castellanza e riesce a scampare a morte certa. Le minacce continuano e i compagni ferraresi gli sconsigliano di tornare. Nuovamente si ritrova senza un’occupazione.

Svanita ogni possibilità di tornare a Ferrara, venne trasferito alla Camera del lavoro di Firenze come Segretario provinciale della Federazione lavoratori della terra, ma anche qui assassini, incendi e pestaggi, spingevano i braccianti ad aderire ai sindacati fascisti e ad allontanarsi dalle leghe. Non potendo nulla, Morelli venne licenziato e spostato alla Camera del lavoro di Venezia. Qui, dopo essere stato citato in giudizio per il ritrovamento di armi all’interno della Camera del lavoro, fu espulso dal Veneto.

Morelli tornò a Castellanza, ma nonostante le numerose domande di lavoro presentate, non trovò alcun impiego, fino a quando la Fiot lo inviò a Napoli come Segretario regionale campano per i tessili; ma anche in questo caso, problemi economici costrinsero la Federazione a rinunciare a lui.

Nel 1924 la Direzione nazionale del Psui lo nomina Segretario regionale organizzativo per l’Emilia Romagna, dove il 17 febbraio 1925, a Bagni della Porretta, venne arrestato durante una riunione clandestina e fu mandato con foglio di via a Legnano, città in cui si era trasferita la famiglia. 

In seguito ai provvedimenti emessi dal fascismo, il 4 gennaio 1927 la Cgl si sciolse e Morelli pensò di abbandonare l’attività sindacale.

Per far fronte alle permanenti difficoltà economiche, si adattò a molti lavori, fino a quando nel 1927 venne assunto dalla Società Elettrica Alto Milanese.

Nel 1935 riprese l’attività pubblica, fra il 1938 e il 1939 partecipò a riunioni clandestine con Achille Grandi e successivamente si dedicò alla creazione dei Raggi operai (che dopo la liberazione divennero i Nuclei aziendali delle Acli).

Durante il periodo della Resistenza ricoprì cariche direttive, organizzò l’attivismo sindacale con agitazioni e scioperi, svolse propaganda negli stabilimenti e diresse il giornale clandestino «Battaglie del lavoro», futuro organo della Camera del Lavoro di Milano. Dato il suo notevole contributo alla lotta clandestina a Milano e nella provincia, nel 1945 entrò a far parte della Camera del Lavoro del capoluogo lombardo e al Congresso del 5-6 maggio 1946 venne eletto segretario, come rappresentante della corrente democristiana, insieme ad Alberganti (Pci) e Mariani (Psi). Incarico che mantenne sino al luglio 1948, quando decadde per in seguito alla scissione sindacale. 

In quegli anni difese i diritti dei lavoratori, sostenendo il decreto prefettizio che prevedeva la riduzione delle ore lavorative settimanali a quaranta ore per poter assumere reduci, partigiani o prigionieri e contribuì notevolmente alle conquiste per la classe operaia, con il blocco temporaneo dei licenziamenti (maggio-giugno 1945), l’aumento dei salari e il loro adeguamento al carovita. Durante tutta la sua permanenza nella Segreteria della Camera del Lavoro di Milano affinò ulteriormente le sue capacità per sostenere trattative e accordi sindacali, ed in particolare, si impegnò per l’esenzione dall’imposta di Ricchezza mobile, per i redditi, per i pensionati, per la regolamentazione delle commissioni interne e i consigli di gestione, per la riqualificazione professionale, per l’istituzione della scala mobile e la tredicesima mensilità.

Alle elezioni della primavera del 1946 venne eletto per la Dc al Consiglio comunale di Milano: incarico che mantenne sino al 1951, quando passò a quello di Castellanza. La sua presenza negli organi di governo locali non fu però continuativa, perché contemporaneamente era membro del Comitato direttivo nazionale Cgil, del Consiglio nazionale Acli e del Consiglio nazionale Dc.

Fu eletto alla Camera nel 1948 e nel 1953, ma il suo impegno politico fu sempre secondario, rispetto a quello sindacale e comunque legato alla necessità di trovare un dialogo con i legislatori per migliorare le condizioni di vita dei lavoratori: particolarmente significativo, infatti, fu l’incontro del 21 agosto 1951 fra Morelli e il Ministro del lavoro Rubinacci, al quale consegnò una serie di richieste riguardanti i lavoratori, inerenti il collocamento della manodopera, gli assegni familiari, la tutela della lavoratrici madri e la prevenzione degli infortuni. Nel 1953, non a caso, divenne vice-presidente dell’Inail.

Morelli, da sempre coinvolto in prima persona nelle battaglie dei lavoratori, anche per vicissitudini personali, non rifiutò mai di recarsi per conferenze o semplicemente incontri, anche nei luoghi di lavoro più difficili, tanto che il 18 luglio 1954, accettò di tornare nel ferrarese per tenere un comizio ai braccianti in sciopero a Comacchio, un territorio nel quale negli anni venti fu vittima di ripetute aggressioni fisiche da parte dei fascisti; ma un tragico incidente stradale, gli impedì di tornare.

Fonti

AdL, Archivio della Camera confederale del Lavoro di Milano (1945-1981)

Bibliografia

 G. Cattaneo, Luigi Morelli: l'uomo, il politico, il sindacalista, Edizioni Lavoro, Roma, 1978

(Annalisa Bertani)