Dell'Avalle Carlo

[1861 – 1917]

Tipografo, movimento operaio, socialista, confinato, segretario Camera del Lavoro di Milano, consigliere Società Umanitaria, direttore «La Battaglia proletaria», direttore e amministratore CGdL, fondatore Società Genio e Lavoro, dirigente Consolato operaio

Nacque a Milano il 24 Aprile 1861, da Nicola e Adelaide Giani. A undici anni fuggì da casa perché avverso alla scelta familiare di avviarlo alla carriera ecclesiastica nel collegio dei Barnabiti di Milano.

Operaio tipografo, fece parte sin da subito dell'Associazione dei tipografi; mentre nel 1882, costituì e fu presidente, della società di mutuo soccorso “Genio e lavoro”, che riuniva ferrovieri e operai della Pirelli e che divenne una delle più rilevanti organizzazioni operaie milanesi, vicina alle posizioni del Consolato operaio.

Dopo aver esercitato per vari anni il mestiere di tipografo, intorno al 1890, divenne una delle figure più presenti negli ambienti del movimento operaio e socialista milanese, dedicando ogni sua attività all'opera di propaganda e organizzazione. Da autodidatta e membro del Consolato operaio milanese, passò dalle iniziali posizioni repubblicane a quelle operaiste, ed infine al socialismo, in quella Milano operaia in cui si stavano gettando le basi dei futuri sviluppi di tutto il movimento sindacale e politico italiano, in un periodo in cui dalle tradizionali leghe ed associazioni di mestiere nasceva l'esigenza di un più ampio fronte proletario di difesa, adeguato ai nuovi livelli della coscienza operaia.

Dal 1888 collaborò al periodico «Il Tipografo» (sino al 1894), e l’anno successivo, fondò e diresse il settimanale «L’Italia operaia», giornale che contribuì alla discussione fra Partito operaio italiano, Fascio dei lavoratori e Consolato operaio, sulla tattica elettorale; e pur nel limite dei numeri pubblicati, diede un quadro efficace della fisionomia sociale della Milano in cui si era formato Dell’Avalle, fervente sostenitore di uno spirito associativo più legato alle vecchie tradizioni artigianali e cittadine, piuttosto che alle nuove realtà proletarie. D'altronde fra gli azionisti che sostenevano questo giornale, oltre al deputato Antonio Maffi, c’erano soprattutto i tipografi, operai legatori di libri, una passamanaia, un calzolaio, un ebanista e un meccanico. Anche per questo, le società spesso citate erano quelle dei guantai, degli spazzolai, dei canestrai e dei lavoranti in osso. Il giornale si batteva per un’azione strettamente legalitaria: si proponeva lo scopo di far eleggere come propri rappresentanti, nelle amministrazioni comunali e al parlamento, degli operai.

Nel 1891 la commissione direttiva dell’Unione democratico-sociale, lo candidò alle elezioni amministrative di Milano e in giugno partecipò all'importante VII congresso operaio milanese: qui, sulla linea di Filippo Turati e di Anna Kuliscioff, Carlo Dell’Avalle sostenne la creazione di un unico partito dei lavoratori, per cui indicava il nome di “Partito operaio socialista”. Nell'anno seguente, come presidente del congresso di Genova (agosto 1892), assisterà alla nascita di questo partito: il futuro Partito socialista italiano. Eletto membro del comitato generale del nuovo partito, negli stessi anni entrò a far parte della redazione milanese del suo organo settimanale «Lotta di Classe», di cui farà parte insieme con Costantino Lazzari sino alla nascita dell’«Avanti!».

A partire dal 1894, con l’inizio del periodo delle repressioni anti-socialiste, a seguito del decreto che scioglieva le loro organizzazioni, Dell’Avalle fu più volte colpito: nell'ottobre fu denunciato quale membro del comitato esecutivo del PSI e del Circolo di studi sociali di Porta Vittoria; nel febbraio del 1895, per aver fatto stampare un manifesto riproducente il gruppo dei condannati dei Fasci siciliani, fu incarcerato e poi confinato a Pallanza, dove comunque svolse attività di propaganda fra gli operai della zona.

Subito dopo la sua liberazione fu riconfermato quale segretario dell’ufficio esecutivo del PSI.

Il congresso di Bologna, del settembre 1897, segnò una tappa significativa per gli operaisti come lui: a loro, la Kuliscioff seppe abilmente indicò quale fosse l’obiettivo primario della lotta di resistenza, per ottenere una seria legislazione del lavoro: l’impegno pratico!

Nel maggio del 1898, durante i Moti di Milano, Carlo Dell’Avalle ebbe un ruolo rilevante: il 6 dello stesso mese ottenne il rilascio di due dei tre operai della Pirelli arrestati per volantinaggio, ma non riuscì ad evitare, cercando con Filippo Turati e Dino Rondani di svolgere un’opera di moderazione, che uno dei suoi fratelli venisse ferito e che l’altro finisse in carcere, dove poco dopo morì. Condannato a 15 anni di reclusione, lasciò la famiglia a Milano e trovò rifugio in Svizzera, a Lugano, dove ebbe come compagni d'esilio Giacinto Menotti Serrati, Angiolo Cabrini, Antonio Vergnanini, anch'essi emigrati politici, e dove si impegnò come organizzatore e giornalista nel movimento del lavoro nel Canton Ticino.

Come tanti altri profughi politici del 1898, si trovò a contatto con categorie operaie che non conosceva: quelle del proletariato emigrante, analfabeta, estraneo ad ogni concetto di associazione, diffidente ed allo stesso tempo assai sensibile alla rumorosa presenza anarchica, oltre che inserito in un contesto sociale industrializzato e moderno, che lo emarginava nei ghetti e lo faceva oggetto di intolleranza anche da parte delle classi lavoratrici locali. La risposta di Dell’Avalle ai problemi dell’emigrazione, come quelle degli altri profughi politici che collaboreranno maggiormente con l’USLI, portò in primo piano la questione dell’organizzazione sindacale: nel marzo del 1899 «Il Socialista» cambiò il proprio nome in «Avvenire del lavoratore» e si occupò dei problemi e delle lotte di lavoro, della diffusione della coscienza sindacale e del miglioramento dei rapporti con le forti organizzazioni svizzere.

Quando la corte d'appello di Milano dichiarò cessati gli effetti penali della condanna, agli inizi del 1901 rientrò in Italia e riprese il suo posto nel movimento socialista, non più però sul fronte politico, bensì su quello sindacale. In quell'anno nell’USLI prevalevano coloro che volevano darle un carattere prettamente politico e sull’«Avvenire del lavoratore» comparvero aspri dibattiti di tendenza, che si accentuarono con netta prevalenza delle posizioni anti ministerialiste ed intransigenti. Carlo Dell’Avalle, pur condividendole, ne attenuò i toni, ricordando ai lavoratori che vi volevano partecipare, il pericolo di dimenticare la lotta attiva della propaganda, fondata non sulle parole, ma sul lavoro pratico e sul quotidiano sacrificio.

E’ da questo tipo di impegno che il Dell’Avalle si lasciò completamente assorbire, tanto che alla fine del 1901, divenne segretario della Camera del lavoro di Lecco (sino al 1905) e nel 1906 segretario della Camera del Lavoro di Milano: la sua azione ebbe un degno coronamento quando intervenne al VI congresso della resistenza (Genova, settembre 1906), dal quale ebbe vita la Confederazione Generale del Lavoro (CGdL), in cui fu nominato nel Consiglio direttivo, insieme a Felice Quaglino ed al vecchio compagno di emigrazione Vergnanini.

L'adesione della Camera del Lavoro milanese alla CGdL aprì una polemica nel movimento operaio milanese, che sarebbe durata per tutto il suo segretariato, ed avrebbe conosciuto gravi asprezze di toni: la corrente sindacalista, guidata da Filippo Corridoni, nel novembre 1906 mise in stato d'accusa il Dell’Avalle e ne chiese le dimissioni, ma la maggioranza difese la scelta confederale.

Nel 1907 fu eletto come consigliere nell'Ufficio di emigrazione della società Umanitaria e nel gennaio dello stesso anno divenne direttore della «Battaglia proletaria», organo della Camera del Lavoro meneghina. Nel 1910, alla Camera del Lavoro di Milano, il Dell’Avalle fu attaccato per le sue posizioni troppe moderate e «La battaglia proletaria» dovette sospendere le pubblicazioni.

Al II congresso della Confederazione (Modena, settembre 1908) fu relatore sui doveri di solidarietà dei lavoratori dei pubblici servizi durante gli scioperi operai e venne rieletto nel consiglio direttivo confederale. Al III congresso (Padova, maggio 1911) si batté con successo per la confluenza nella CGdL della Confederazione degli impiegati civili e delle aziende private, quale categoria confederale.

Nel frattempo, però, erano aumentati i contrasti all'interno della Camera del lavoro di Milano e Carlo Dell’Avalle lasciò, dimissionario, l’incarico alla segreteria camerale per divenire amministratore della CGdL nel 1911. In ogni caso, continuò sino alla morte, avvenuta precocemente nel dicembre del 1917, il lavoro in cui credeva.

(Annalisa Bertani)

Bibliografia

A. Rosada, Dell’Avalle Carlo, in F. Andreucci, T. Detti (a cura di), Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico 1853-1943, Vol. 2, Editori Riuniti, Roma, 1975, pp. 201-204; F. M. Biscione, Carlo Dell’Avalle, in “Dizionario Biografico degli Italiani”, Vol. 37, Treccani, Roma, 1989

 

Sitografia

Archivio Biografico del Movimento Operaio, Dell’Avalle Carlo, in http://www.archiviobiograficomovimentooperaio.org/it/component/k2/item/25635-dell-avalle-carlo , consultato il 28/09/2018