Torri Franco

[1937]

Comunista, Circolo dei pionieri, Fgci, Ufficio studi della Camera del Lavoro di Brescia, Segretario generale della Filtea, segreterio della Camera del Lavoro di Milano, Fillea, Consigliere regionale per il Partito democratico

Nacque il 16 marzo 1937 a Quinzano d’Oglio, ultimo paese della Bassa bresciana, prima della provincia di Cremona, di cui il fiume Oglio segna i confini. Quinzano era zona “rossa”, di lotte contadine soprattutto bracciantili. Crebbe in una famiglia molto povera, di fede comunista da sempre; il padre lavorava, appunto, come bracciante, la madre mandava avanti la casa e collaborava quando necessario nei lavori agricoli. In famiglia erano quattro fratelli e quattro sorelle. Dei maschi, lui era il minore, il fratello Giovanni (“Gino”), che con lui condividerà la passione politica, era del 1928.

A dieci anni cominciò a organizzare i ragazzi e le ragazze del paese nella raccolta delle gramigne e nella zappatura del granoturco, così che anche i più giovani potessero contribuire con orgoglio al bilancio familiare. Fondò poi il circolo locale dei pionieri, l’organizzazione dei bambini e dei ragazzi del Pci, dando vita a iniziative, fra le quali una compagnia teatrale presente a vari Festival dell’Unità, una squadra di calcio, corsi di approfondimento scolastico per i giovani lavoratori, conferenze tematiche e altri momenti ricreativi. Queste attività vennero a conoscenza dello scrittore Gianni Rodari, che le portò all’attenzione del partito. Entrato nella Fgci, la Federazione giovani comunisti italiani, vista la sua “anzianità” di militanza, ottenne la tessera del Pci a soli sedici anni, due anni prima di quanto previsto dal regolamento. Come segretario della sezione locale, sostenne gli scioperi bracciantili, esasperati dalle attività di crumiraggio.

Frequentò la “sesta” classe e la scuola media; si iscrisse all’Istituto magistrale, ma presto la sua vita ebbe una svolta: alla fine del 1956, sostenuto dal Pci, partì per Mosca per studiare alla prestigiosa e antica Università Statale Lomonosov, dove imparò il russo e si laureò in Economia politica. Furono anni molto intensi e coinvolgenti per la sua formazione umana e culturale, nei quali ebbe modo di incontrare protagonisti della vita politica internazionale: fra questi, la delegazione cinese a Mosca guidata da Mao Zedong (Mao Tse-tung). Nel periodo di permanenza in Unione Sovietica poté così compiere un viaggio di studio nella Repubblica popolare cinese.

Tornato in Italia nel luglio 1962, si stabilì a Brescia dove riprese l’attività politica come membro della Segreteria della Federazione provinciale del Pci fino al luglio 1964, per poi passare alla direzione dell’Ufficio studi della Camera del Lavoro, che tenne fino al 1967. Nella stessa città, dal 1967 al 1971 fu a capo del sindacato dei tessili, negli anni caldi delle lotte operaie, come Segretario generale della Filtea Cgil provinciale; dal 1972 al 1978, fu alla guida della locale Camera del Lavoro. Torri fu presente a Brescia durante il comizio antifascista del 28 maggio 1974, quando avvenne la strage di matrice ordinovista di Piazza della Loggia, uno degli attentati più sanguinosi degli “anni di piombo”, che fece otto morti e centodue feriti e scosse fortemente l’opinione pubblica. Nel 1979 entrò a far parte della segreteria della Camera del Lavoro di Milano, per essere poi eletto Segretario nel 1981 al posto di Antonio Pizzinato. Fin dal suo discorso di insediamento si mostrò sensibile al rapporto con la storia e la tradizione del sindacato milanese, sottolineando l’importanza della collaborazione con le istituzioni locali. La sua linea politica, che si faceva forte di un’esperienza nata “dalla gavetta”, tendeva a valorizzare sia l’autonomia del sindacato che la ricerca di un’azione unitaria fra le organizzazioni sindacali. Dovette far fronte a complesse scelte politico-economiche, come quella che divise nella stessa Cgil la componente comunista da quella socialista, sostenitrice per buona parte del cosiddetto “decreto di san Valentino” del 14 febbraio 1984 con cui il governo di Bettino Craxi procedeva al taglio della scala mobile. La Camera del Lavoro di Milano si mosse indicendo scioperi e manifestazioni di dissenso rispetto all’operato governativo. Con la perdita del referendum abrogativo della legge sulla scala mobile, indetto nel 1985 dal Pci di Enrico Berlinguer, si chiudeva però la possibilità di portare a compimento il processo di unità sindacale perseguito per anni.

Torri fece anche parte del CdA della Scala, dove agì come portavoce delle esigenze dei lavoratori e delle lavoratrici del Teatro, appassionandosi alle scelte culturali della grande istituzione artistica. Lasciata la Segreteria milanese nel 1985, passò il testimone a Carlo Ghezzi e tornò a Brescia a dirigere il sindacato degli edili (Fillea). Nel 1989 si trovò coinvolto nella trasformazione del Pci guidata da Achille Occhetto. Nel 1990 fu eletto Consigliere regionale per il Partito democratico, carica che tenne fino al 1995. Ritiratosi da cariche ufficiali, continuò comunque a esprimere in varie occasioni la sua passione politica.

(Roberta Fossati)

Fonti:

AdL, Archivio della Camera confederale del Lavoro di Milano (1945-1981)

 

Bibliografia

E. Pacini, Sessant’anni in CGIL. Una vita tra lavoro, passione e militanza, LiberEtà, Roma 2009; M. Granata – J. Torre Santos, Sindacato e territorio. Storia della Cgil Lombardia (1960-1984), Ediesse, Roma 2014