Gerli Carlo

1924 - 2001

Apprendista d'officina, tornitore specializzato, partigiano, comunista, Fiom, Federbraccianti-Cgil, consigliere comunale, Camera del Lavoro, sindaco, chimici, Filcea-Cgil, Ufficio sindacale (Dipartimento della contrattazione sindacale)

 

Nacque nel 1924 a Cassinetta di Lugagnano (Milano). 

Iniziò a lavorare come apprendista d'officina nel 1938; in seguito, frequentò le scuole tecniche e divenne tornitore specializzato.

Rifiutò di arruolarsi nell’esercito della Repubblica sociale di Salò; scelse, invece, di partecipare alla Resistenza come partigiano, nelle Brigate Garibaldi.

Dopo il 25 aprile 1945 aderì al Pci, nella Sezione Solari di Milano (nel quartiere popolare realizzato dall’Umanitaria) nella quale fu impegnato come dirigente nella sezione locale del Partito e il suo primo incarico riguardò il Comitato Assistenza Reduci e Soldati (Cars).

Nel primo dopoguerra potè anche riprendere il suo lavoro, nella stessa officina meccanica di Milano che lo assunse quando era un ragazzino. Qui aderì alla Fiom.

Nel 1950 fu eletto nel Comitato federale del Pci, iniziò a lavorare nel sindacato a tempo pieno e venne promosso nella Segreteria provinciale della Federbraccianti-Cgil: le sue origini familiari, il padre aveva gestito per molto tempo uno storico mulino lungo il Rile (una roggia della Valle del Ticino) e le sue radicate attenzioni per i lavoratori delle campagne, gli fecero accettare l’incarico con convinzione, pur in anni molto difficili, in cui le grandi lotte bracciantili in Valle Padana e nel Mezzogiorno, si battevano per ottenere la Riforma agraria e riconquistare il contratto nazionale che il fascismo aveva abolito.

Nel 1956 divenne Consigliere per il Comune di Abbiategrasso.

Nel 1958, dopo il passaggio di Aldo Bonaccini dalla Segreteria dei chimici milanesi alla Camera del Lavoro, Carlo venne chiamato a sostituirlo come Segretario generale.

Dal 1960 al 1964 fu Sindaco di Abbiategrasso e dovette allentare il suo impegno sindacale, anche se continuò a far parte del Comitato direttivo della Camera del Lavoro di Milano (1960-1969). Al termine del mandato come sindaco, tornò a tempo pieno a dirigere i chimici fino ai primi anni settanta. Fra il 1968 e il 1969, infatti, i chimici milanesi ebbero un ruolo rilevante: ripresero le grandi lotte alla Pirelli per la contrattazione, conquistarono il diritto di assemblea in azienda e l’elezione del primo consiglio dei delegati, dove tutti i lavoratori erano elettori ed eleggibili. 

Nei primi anni settanta, poi, i chimici furono anche protagonisti della organizzazione del primo sciopero internazionale, con l’obiettivo di poter contrattare nuove scelte di politica industriale, dopo la fusione tra i gruppi multinazionali Pirelli e Dunlop.

Gerli riuscì a contrattare ritmi, carichi, ambiente e orario di lavoro, di aziende milanesi come la Pirelli, appunto, la Carlo Erba, il gruppo Saint Gobin, la Pozzi Richard Ginori, la Montecatini-Edison e la Eni di San Donato, che rappresentavano la più grande concentrazione impiegatizia d’Europa.

La Filcea-Cgil provinciale, sotto la sua direzione, passò da novemila iscritti (1958) a quarantamila (1972). Inoltre, riuscì a gestire anche un quarto degli iscritti, della categoria nazionale. Gerli era molto legato alla Segreteria nazionale dei chimici e ne difese l’autonomia e soprattutto la cultura politico-sindacale: la democrazia economica e industriale furono due dei suoi terreni di battaglia.

Solo al Congresso del 1973 lasciò il sindacato dei chimici per entrare a far parte della Segreteria della Camera del Lavoro di Milano, a fianco del nuovo segretario Lucio De Carlini, che gli affidò la direzione dell’Ufficio sindacale (Dipartimento della contrattazione sindacale), dal quale diresse le grandi riorganizzazioni produttive, le riconversioni industriali, e contribuì alla costruzione di una vera e propria politica industriale nazionale. 

Nell’aprile del 1975 sostenne la settimana di presidio in piazza Duomo nella quale vennero coinvolti delegati ed esponenti delle istituzioni, delle forze politiche e delle università. Tale mobilitazione si concluse con un imponente sciopero generale unitario. Gerli diresse tutte le lotte degli anni settanta, poi nel 1979 lasciò il sindacato perché eletto nella Segreteria del Pci milanese, dove gli fu affidata la responsabilità del Dipartimento lavoro.

Nel 1980 venne eletto Consigliere regionale della Lombardia (per due legislature), ma continuò a seguire le grandi ristrutturazioni industriali. Nel 1985, per motivi di salute, non venne ricandidato. Ebbe fine così la sua carriera politica.

Da pensionato, visse con la moglie Lorisa, a Trezzano sul Naviglio.

Morì il 12 aprile del 2001 nella struttura sanitaria Hospice di Abbiategrasso: a lui è intitolata la Camera del lavoro di detto comune. La commemorazione ufficiale del defunto avvenne l'8 maggio presso la Camera del lavoro di Milano.

Fonti

AdL, Archivio della Camera confederale del Lavoro di Milano (1945-1981)

 

Bibliografia

“Carlo Gerli sindacalista della Cgil sindaco di Abbiategrasso consigliere regionale della Lombardia”, a cura di Carlo Ghezzi

Sitografia

http://web.tiscali.it/targetweb/cronaca/articoli/gerli.htm

(Annalisa Bertani)