Banfi Leonardo

[1929-2004]

Operaio, comunista, dirigente della FGCI, segretario della FIOM, commissione giovanile della Camera del Lavoro, segretario della Camera del Lavoro di Milano, consigliere comunale di Milano per il PCI

Nacque il 27 luglio 1929 a Rho, da una famiglia di operai, ultimo di quattro figli. La madre, Giovanna Pedrazzini, era stata operaia in fonderia in giovinezza, ma al momento della sua nascita era casalinga a tempo pieno.

Il padre Virginio era operaio addetto alla riparazione di locomotive, e poco dopo la nascita di Banfi iniziò a lavorare come capo operaio presso lo smistamento ferroviario di Milano. La famiglia si trasferì quindi a Milano, nelle case dei ferrovieri di Lambrate, quando Banfi aveva 2 anni. La posizione dell’abitazione nelle vicinanze dello snodo ferroviario la espose ai bombardamenti sin dallo scoppio della guerra, e di conseguenza l’intera famiglia, con l’eccezione del padre, dovette essere sfollata. Banfi si spostò quindi a Lentate con la sorella.  

Banfi frequentò la scuola fino al secondo corso di avviamento professionale, e nel 1943 al compimento dei quattordici anni cominciò a lavorare alla Magnaghi di Monza, allora sfollata a Brugherio, che produceva i ricambi per gli aerei della Caproni. Licenziato con la cessazione della produzione, lavorò per diverse piccole aziende nel milanese come operaio qualificato. Mentre lavorava alla Ducale, piccola azienda artigiana di macchine da cucire ubicata in via Benedetto Marcello, assistette alle scene immediatamente successive all’eccidio di piazzale Loreto, maturando una prima coscienza antifascista. 

Partecipò alla liberazione con la 118° Brigata Garibaldi, distaccamento Volante Rossa, in particolare prendendo parte all’assalto alla Innocenti occupata dai fascisti. Nel periodo immediatamente successivo a questa esperienza si iscrisse al PSI, ma abbandonò l’attività politica dopo pochi mesi. 

Nel 1947, con la riconversione della Innocenti, cominciò a lavorarvi, sperimentando per la prima volta l’ambiente di una grande azienda moderna, con modalità di lavoro parcellizzato e a ritmi serrati, ma anche molto sindacalizzata. 

Dopo l’attentato a Togliatti maturò la decisione di ritornare alla militanza politica, partecipando all’occupazione armata della Innocenti ed intervenendo per la prima volta ad un’assemblea davanti a quasi tremila operai. Cominciò quindi a militare nell’ANPI e nel settembre 1948 si iscrisse al PCI.  

Nel 1949, con la ricostituzione della FGCI, divenne responsabile di quest’ultima per la zona di Lambrate. Nello stesso anno fu anche eletto corrispondente di reparto dai propri colleghi, maturando quindi la propria prima esperienza sindacale. L’anno successivo fu eletto anche nella Commissione Interna e fu direttore responsabile del primo giornale di fabbrica della Innocenti, “Fabbrica sul Lambro”, cosa che gli valse l’iscrizione all’ordine dei giornalisti a partire dal 1953. Tra 1949 e 1950 fu membro della Commissione Giovanile della Camera del Lavoro di Milano, e nell’ottobre 1952 fu eletto nella Commissione Esecutiva della stessa.

Nel 1953 entrò a far parte del Consiglio di Gestione della Innocenti. La sua sempre crescente esposizione nell’attività sindacale e politica fu alla base del suo licenziamento alle prime avvisaglie di crisi nell’azienda nel novembre 1954, motivato con il fatto che si fosse allontanato dalla sua postazione nonostante si trattasse di un’azione legittima nell’esercizio delle proprie funzioni di componente del CdG. Nei mesi successivi sarebbero poi stati licenziati più di un centinaio di altri lavoratori che si erano dimostrati particolarmente attivi a livello sindacale e di partito. 

Per alcuni mesi dopo il suo licenziamento, Banfi continuò a lavorare al giornale di fabbrica, nonostante la dirigenza dell’azienda d’accordo con le forze dell’ordine si adoperasse per impedirne la distribuzione. Successivamente iniziò a lavorare a tempo pieno per l’ufficio organizzazione del PCI milanese, e nel 1955 fu chiamato alla FGCI nazionale come responsabile della gioventù operaia, incarico grazie al quale ebbe modo di prendere parte alle commissioni di massa del PCI. 

Nel 1957 rientrò a Milano, operando nella segreteria della FGCI provinciale per circa un anno. Nel 1958 passò poi al sindacato, prima nell’ufficio organizzazione della Camera del Lavoro e alla fine del 1959 in quello della FIOM.

In FIOM divenne funzionario responsabile di lega per la zona di Porta Romana, contribuendo ad organizzare i primi scioperi che avrebbero portato poi alla riscossa sindacale degli anni Sessanta, compresa ovviamente la lotta degli elettromeccanici.

Nel 1963 Banfi fu eletto nel Comitato Centrale della FIOM, e due anni dopo nella segreteria di categoria, dove si occupò prima di ufficio sindacale e successivamente dell’organizzazione. Divenne anche direttore responsabile del “Lavoratore Metallurgico”, il giornale della categoria, di cui continuò ad occuparsi sino al 1976. 

Durante il periodo trascorso in FIOM Banfi ebbe anche occasione di rientrare alla Innocenti per tenervi un comizio nel 1969, essendo portato in trionfo dagli operai. Prese parte anche alle mobilitazioni del maggio francese, come rappresentante della CGIL a sostegno delle mobilitazioni del sindacato locale.  

 Nel 1976, lasciata la FIOM, fu eletto nella segreteria provinciale della Camera del Lavoro, dove rimase sino al maggio 1980 come responsabile del sociale, dei rapporti con gli enti locali e delle relazioni internazionali. 

Nel 1980 fu eletto consigliere comunale e fu poi vice capogruppo del PCI e presidente della Commissione consiliare commercio e occupazione. 

Nel 1990 fu tra i fondatori di Centro Riformista, di cui fu anche segretario. 

Morì il 13 aprile 2004.

Fonti

Fondazione Isec, Archivio Pci Federazione milanese, Commissione federale di controllo, Biografie dei militanti, b.36 fasc. 35 (Leonardo Banfi)

Archivio del Lavoro,  Fondo G. Granelli, progetto 1 numero 14 Leonardo Banfi 

Leonardo Banfi in Fiom CGIL di Milano (a cura di), La FIOM di Milano. I funzionari 1945-1985, Milano, 1985 pp. 195-98. 

Necrologio di Leonardo Banfi in l’Unità, 14 aprile 2004

(Alice Leone)