Albizzati Flavio

1886 - 1970

Ferroviere, presidente della Commissione interna delle Ferrovie Nord Milano, socialista, Fiom, Consiglio nazionale della Confederazione generale del lavoro, Comitato regionale metallurgico, ricostituì la Lega metallurgica, Camera del Lavoro di Milano, Segretario del Comitato regionale metallurgico e del neonato Segretariato metallurgico interprovinciale, Comitato regionale per la mobilitazione industriale, Resistenza, Federazione italiana pensionati (Fip), parlamentare

Nacque a Milano l’11 aprile 1886 da Giovanni e Maria Colombo, entrambi operai. Quando il padre lasciò la famiglia, sua madre fu costretta a portare Flavio in orfanotrofio, all’Istituto dei Martinitt): qui ebbe modo di frequentare le scuole elementari fino alla quarta classe e di ricevere i primi rudimenti di una istruzione professionale.

Ancora adolescente iniziò a lavorare come fuochista presso le Ferrovie Nord di Milano. Quello del ferroviere era il mestiere legato maggiormente ai processi più avanzati di sviluppo industriale; per questo i ferrovieri furono la categoria più combattiva del sindacalismo, nei primi anni del novecento, e proprio i ferrovieri della Nord, furono i protagonisti di un lungo sciopero del settembre-ottobre 1903: Flavio aveva solo diciassette anni. Un anno dopo, entrò a far parte della Commissione interna delle Ferrovie Nord Milano e ne divenne il Presidente.

Nel 1905, non ancora ventenne, si iscrisse al Partito socialista italiano.

Nel 1912, a Varese, in qualità di associato alla Federazione dei ferrovieri delle linee secondarie si lamentò del numero degli iscritti, quindi dello scarso interesse della categoria per i problemi sindacali. Un anno dopo, nella città, si costituì una sezione del Sindacato ferrovieri, che comprendeva i dipendenti delle Ferrovie Nord Milano, delle Ferrovie dello Stato e della Varesina ferrovieri e tranvieri. 

Sempre nel 1912 entrò a far parte del primo Comitato centrale della Fiom e nel giugno di quell’anno scelse di emigrare oltreoceano: il 18 giugno partì per New York. In America si stabilì sulla costa atlantica, dove continuò l’attività di propaganda.

Nel novembre del 1913 organizzò uno sciopero in una fabbrica di Hopedale (Massachusetts) e per questo fu condannato a sessanta giorni di carcere. Scontata la condanna chiese il rimpatrio per motivi di salute. 

Nel 1914 rientrò in Italia: entrò a far parte del Consiglio nazionale della Confederazione generale del lavoro e a novembre del Comitato regionale metallurgico.

Nel febbraio del 1915, a Tradate (Varese), ricostituì la Lega metallurgica alla fabbrica di motociclette Frera e, a marzo, partecipò al Convegno tra i metallurgici della zona di Albizzate (Varese).

Con l’entrata in guerra dell’Italia, venne chiamato alle armi. Ferito dalla scheggia di una granata: durante la convalescenza all’Ospedale militare Sant’Ambrogio di Milano, conobbe Teresina, sua futura moglie (ebbero quattro figli). Una volta dimesso, nella primavera del 1917, fu mandato a lavorare presso lo stabilimento ausiliario Galileo Ferraris (Milano).

In questo stesso anno divenne un componente del Comitato provvisorio della Camera del Lavoro di Milano (dopo le dimissioni della Commissione Esecutiva) e del Direttivo nazionale della Fiom; oltre che Segretario del Comitato regionale metallurgico e del neonato Segretariato metallurgico interprovinciale (con sede a Varese, presso la Camera del lavoro della città). 

A novembre entrò a far parte anche del Comitato regionale per la mobilitazione industriale.

Fu un anno di intensa attività per l’Albizzati, in cui non mancò di organizzare anche convegni i cui temi centrali riguardavano l’adeguamento del salario al carovita, le tariffe dei cottimi, l’orario di lavoro, la riconversione industriale e, primo fra tutti, la disoccupazione.

Il 20 febbraio del 1919 venne firmato il Concordato generale: primo accordo tra gli industriali e la Fiom, che, ridusse a 48 le ore settimanali di lavoro, aumentò i cottimi, stabilì nuove tariffe per gli straordinari; ma soprattutto, riconobbe definitivamente le Commissioni interne.

Il 14 aprile 1919 a Varese venne inaugurata la nuova sede del Segretariato metallurgico interprovinciale: Albizzati n’era il Segretario.

Durante gli scioperi e l’occupazione delle fabbriche, che caratterizzarono l’anno 1920, Albizzati si preoccupò di evitare il peggio per i suoi operai, soprattutto durante le rappresaglie padronali e di salvare gli accordi precedenti, ch’erano stati a favore dei lavoratori. Durante queste vicende si svolsero le elezioni amministrative (10 ottobre) e l’Albizzati venne eletto Consigliere comunale ed Assessore supplente, nella città di Varese. La sua presenza fu fondamentale per l’organizzazione dell’Ufficio del lavoro.

Il 15 novembre 1920 vide la luce “La Squilla. Organo dell’Associazione capitecnici e impiegati della provincia di Como e Alto Milanese aderente alla Fiom”: Albizzati n’era il Redattore responsabile.

Il 1920 si chiuse con la costituzione del Sindacato cooperativo metallurgico, che fu voluto e diretto dall’Albizzati.

Nell’ottobre del 1922 aderì al Partito socialista unitario (Psu) e come tanti altri dirigenti del movimento operaio subì la violenza fisica da parte delle squadre fasciste e finì in carcere.

Uscì dal carcere e nel 1924 uno zio lo aiutò a prendere in affitto un negozio di generi alimentari a Milano. 

Nel 1925 perse uno dei suoi figli, Angelo, in un incidente stradale.

Allo scoppio della Seconda guerra mondiale fu in contatto con alcuni membri socialisti nella Resistenza e con la 49a Brigata Matteotti Sap De Zorzi: per questo si ritrovò coinvolto in alcune retate, ma non smise mai di diffondere stampa clandestina, anche grazie all’aiuto dei suoi figli.

Terminata la guerra, riprese in pieno la sua attività sindacale e politica: lo stesso giorno della Liberazione, la Segreteria collegiale del Sindacato, gli affidò la Segreteria della Camera del lavoro di Lecco. Mantenne la carica sino al marzo del 1946 e nelle elezioni amministrative di quello stesso anno, fu eletto Consigliere comunale nello stesso comune; ma la giunta durò solo un paio d’anni e Albizzati passò a dirigere la Camera del lavoro di Monza.

Nel novembre del 1949 aderì all’iniziativa di creare la Federazione italiana pensionati (Fip): fece parte dell’esecutivo e del direttivo della Fip nazionale e fondò e ne diresse la sezione milanese, fino al luglio 1953, quando venne eletto deputato nella circoscrizione Milano-Pavia. A Roma fu assegnato alla Commissione lavoro e previdenza della Camera: qui si concentrò sulla concessione della pensione a tutti gli anziani, sull’aumento dei minimi e all’estensione dei benefici; sulle categorie dei lavoratori più colpiti dalla guerra e sulla concessione dell’assistenza per malattia ai pensionati.

Cessato il suo mandato parlamentare fece ritorno nel suo ufficio alla Camera del Lavoro di Milano.

Nel 1960, fu rieletto e riprese la sua battaglia per la ‘pensione sociale’.

Nel 1964, conclusasi definitivamente la sua esperienza parlamentare, non smise di aiutare gli anziani con le pratiche burocratiche e consulenze di vario genere.

Nel 1969, ancora Presidente dello Spi, divenne uno dei probiviri della Camera del Lavoro di Milano.

Morì nel settembre del 1970.

Fonti

AdL, Archivio della Camera confederale del Lavoro di Milano (1945-1981)

 

Bibliografia

Alla ricerca dell'altra Italia : Flavio Albizzati e il Sindacato interprovinciale metallurgico, 1918-1924 / Vinicio Bernardi [et al.!] ; a cura di Robertino Ghiringhelli, Varese : Archivio storico Cgil Provincia di Varese, 1992

(Annalisa Bertani)