Biagi Libero

1924-1990

Socialista, antifascista, partigiano, insegnante, assistente sociale INCA, segretario FIOM, segretario Camera del Lavoro di Milano, assessore alle Politiche Sociali Sesto San Giovanni, Sindaco Sesto San Giovanni

Libero Ivo Biagi nacque a Granarolo Emilia (BO) il 29 dicembre 1924, da una famiglia emiliano-romagnola di coltivatori diretti di tradizione socialista e antifascista. Entrambi i genitori erano rimasti vedovi durante la prima guerra mondiale, ma non avevano avuto figli dai matrimoni precedenti, e dunque la famiglia si limitava a Libero e alle due sorelle. 

Già durante la prima infanzia sperimentò le discriminazioni a cui erano sottoposti gli antifascisti e i loro familiari, tanto da essere costretto a cambiare paese e trasferirsi dallo zio per poter concludere le scuole elementari, e ad alterare il proprio nome sui registri anagrafici in “Liberato” (nome poi effettivamente utilizzato soltanto nelle scuole superiori).

Frequentò le scuole medie e le magistrali a Bologna, presso un istituto privato dove erano presenti numerosi insegnanti alunni provenienti da famiglie antifasciste. Durante gli anni delle magistrali sviluppò con altri compagni un antifascismo “rozzo e spontaneo” che si manifestava nell’assistenza dopo i bombardamenti ma anche nel lancio di slogan contro la guerra. 

Nell’agosto del 1943 fu chiamato al servizio di leva e fu costretto a lasciare la scuola. Dopo l’8 settembre rifiutò di presentarsi ai comandi tedeschi e repubblichini e si spostò invece nelle valli di Molinella dove cominciò ad organizzare gruppi di giovani che si trovavano nella stessa situazione. Nell’autunno 1943 riceve da Luciano Romagnoli l’incarico di responsabile fronte della gioventù di Marmorta, frazione di Molinella. Nell’ambiente della lotta clandestina ritrovò, oltre alla propria famiglia che vi contribuì tutta seppur in forme diverse, anche molti dei compagni di scuola con cui aveva condiviso le prime esperienze di militanza negli anni precedenti.

Dopo alcuni mesi lasciò il Fronte della Gioventù per unirsi alla Brigata Bonvicini, brigata mista che rispondeva al comando delle Matteotti di Bologna, operando nelle valli di Molinella, nell’immediato retrofronte della linea gotica. Da combattente Biagi partecipò alla liberazione di Molinella e poi di Bologna. L’esperienza della Resistenza rappresentò per lui l’occasione di entrare in contatto con persone di estrazione sociale diversa dall’ambiente contadino in cui era vissuto sino a quel momento, dato che nella brigata militavano, oltre ai contadini, anche operai e studenti. 

Dopo la Liberazione, Biagi riprese gli studi, concludendo l’ultimo anno di scuola magistrale, ed iniziò quindi ad insegnare. Fu tra i promotori e docenti del Convitto scuola Rinascita di Bologna, frequentando al contempo la Facoltà di Lingue e Letterature Straniere. 

Nel febbraio 1947 vinse un concorso bandito dal Ministero dell’Assistenza Postbellica, ottenendo una borsa di studio per il corso pluriennale di assistente sociale presso la Società Umanitaria di Milano. Nell’estate 1948 collaborò anche alla campagna per la ricostruzione delle strutture sociali nel Meridione lanciata dall’AFSERCO (American Friend Service Committee).

Diplomatosi nel 1948, scelse come sede di lavoro la CGIL e iniziò a lavorare come assistente sociale presso l’INCA di Vimercate e Monza, che diresse a partire dal 1949. Il lavoro all’INCA rappresentò per lui una nuova occasione di sperimentare una realtà e un vissuto diversi dai propri, entrando in contatto con un gruppo eterogeneo di persone ed esperienze, legate ad una realtà industriale come quella di Monza. Ben presto fu però segnalato per l’attività sindacale vera e propria, dovendo contribuire alla riorganizzazione della CGIL successiva alla scissione. Operò quindi nelle Camere del Lavoro di Monza, Vimercate, Carate Brianza, Legnano e infine Sesto San Giovanni, di cui fu eletto segretario responsabile nel 1956.

Mentre lavorava all’Ufficio Vertenze della Camera del Lavoro di Sesto San Giovanni incontrò la milanese Anna Maria Tognoni, che sposò nel 1960 e con cui ebbe due figli, Bruno ed Elio.

Tra il 1959 e il 1966 fu anche parte del Comitato Centrale del PSI, a cui era iscritto sin dal 1944, essendo legato alla corrente autonomista. 

Tra 1959 e 1960 fu anche protagonista delle lotte degli elettromeccanici, prima esperienza di mobilitazione sindacale unitaria dopo la rottura consumatasi con l’accordo sul conglobamento del 1954. 

Nel 1960 fu eletto nelle segreterie provinciali della FIOM e della Camera del Lavoro di Milano (dove rimase fino al 1961), oltre che negli organismi nazionali confederali e di categoria. 

Nel novembre 1960 fu anche eletto consigliere comunale a Sesto San Giovanni, e divenne assessore alla sicurezza sociale, carica da lui ricoperta per i successivi dieci anni. In questo ruolo ottenne anche una contributo di un milione di lire da parte del Comune a sostegno della lotta degli elettromeccanici. Da assessore contribuì a innovare il settore della sicurezza sociale, introducendo servizi efficienti fondati sul diritto e non più ispirati alla beneficienza. Dal 1964 al 1970 oltre all’assessorato ebbe la carica di vicesindaco.

Tra 1961 e 1965 fu anche vicesegretario della Federazione Milanese del PCI.

Nel 1970 fu eletto sindaco di Sesto San Giovanni, carica da lui ricoperta per tre mandati sino al 1985. Durante questo periodo ottenne per la città riconoscimenti fondamentali, che ne confermavano la centralità nel contesto industriale milanese, quali la Medaglia d’oro al valor militare, conferita dal Governo Andreotti nel 1972, dopo svariate richieste. Visse anche la stagione difficile del terrorismo, e prese parte alla straordinaria risposta della città, dei lavoratori e delle loro organizzazioni a sostegno delle istituzioni democratiche. 

Fu anche molto impegnato nella salvaguardia dei valori e della memoria della Resistenza, sia nel ruolo di presidente dell’Istituto milanese per la storia della Resistenza e del movimento operaio, sia come consigliere nazionale dell’ANPI.

Nel 1973 gli fu conferita dall’autorità militare la Croce per meriti acquisiti nella lotta di Liberazione e nel 1981 ricevette la medaglia d’oro di benemerenza dell’Amministrazione provinciale di Milano. 

Morì a Milano nell’aprile 1990.

Fonti

Archivio del Lavoro, Fondo Granelli, Intervista a Libero Biagi (Sesto San Giovanni novembre 1984)

Intervista effettuata da Giuseppe Granelli ad Annamaria Tognoni (Trascritta da Maddalena Arioli per  l’archivio di etnografia e storia sociale della regione lombardia) in:

 http://peterpan.itc.cnr.it/aess_upload/aess_oriani/Item/DOC-52131.pdf 

Bibliografia

“Libero Biagi” in La FIOM di Milano. I funzionari 1945-1985, a cura della Fiom CGIL di Milano, 1985, pp.151-3. 

(Alice Leone)