Vecchio Stella in Vaia
[1921-2011]
Fonti
AdL, Archivio della Camera del Lavoro confederale di Milano;
AdL, Fondo Giuseppe Granelli, Progetto 9, ad nomen;
Fondazione Isec, Archivio Pci Federazione milanese, Commissione federale di controllo, Biografie dei militanti, b. 52 fasc. 135 (Vecchio Stella).
Bibliografia
Guido Gerosa, Le compagne, Rizzoli, Milano 1979, pp. 187-202;
Mirella Alloisio / Giuliana Beltrami, Volontarie della libertà, Mazzotta, Milano 1981, pp. 239-240;
Simona Lunadei, Lucia Motti e Maria Luisa Righi (a cura di), è brava ma… donne nella Cgil 1944-1962, Ediesse, Roma 1999, pp. 105 e 157;
Marta Boneschi, Milano, l’avventura di una città, Mondadori, Milano 2007, p. 319;
Franco Giannantoni, Ibio Paolucci, La bicicletta nella Resistenza. Storie partigiane, Arterigere, Varese 2008, pp. 184-195;
Rossana Di Fazio e Margherita Marcheselli (a cura di), La signorina Kores e le altre. Donne e lavoro a Milano (1950-1970), Enciclopedia delle donne, Milano 2016;
Debora Migliucci, Rappresentare il lavoro. Donne e Camera del Lavoro a Milano, in «Percorsi storici. Rivista di storia contemporanea», n. 4, 2016;
Debora Migliucci e Fiorella Imprenti (a cura di), Sebben che siamo donne. Per una storia delle sindacaliste della Cgil di Milano 1891-1981, Prefazione di Luisella Inzaghi, Melissa Oliviero, Unicopli, Milano 2018, (voce a cura di Melissa Oliviero), pp. 109-113.
Stella Vecchio nacque il 17 giugno 1921 a Milano, in una casa signorile in Corso Magenta 33, dove i nonni materni erano portinai, di famiglia molto cattolica (il nonno era anche “fabbriciere” del Duomo). Il nonno paterno era invece un mungitore del Novarese, di fede socialista. Il padre di Stella, Enrico, era tornato dalla Prima guerra mondiale con una gamba amputata; anche lui socialista, dopo la scissione di Livorno del 1921 scelse l’appartenenza comunista partecipando alle squadre di difesa contro i fascisti. Dopo un iniziale diniego dovuto alla sua condizione di mutilato, si era sposato nel 1920 con la fidanzata dell’anteguerra, Gina, poi madre di Stella, che lavorava come sarta e aveva continuato ad amarlo nonostante le vicissitudini della guerra.
Durante la Resistenza ebbe parte attiva come dirigente dei Gruppi di difesa della donna, vivendo da vicino la tragedia di Gina Galeotti Bianchi (“Lia”), che era con lei, quando fu uccisa da un agguato fascista proprio alla vigilia della Liberazione. Dopo il 25 aprile, fu nominata prima Segretaria dell’Udi milanese. Militante nel Pci, vi conobbe Alessandro Vaia, eroe della guerra di Spagna e dirigente del Cln, che sposò e da cui ebbe due figli. Fu responsabile femminile del Pci nelle federazioni di Cremona e di Brescia; nel 1948 fu eletta deputata per il Collegio Cremona-Mantova, partecipando così fino al 1953 alla I legislatura.
Ritornata a Milano, nel 1956 fu nominata Responsabile femminile della Camera del Lavoro di Milano, dopo Pina Re e Carla Acquistapace, durante la Segreteria di Gaetano Invernizzi. Nella Commissione Femminile che lei dirigeva c’erano Nori Pesce, Pina Zanaboni, Jole Bagnoli, Pinuccia Nava, Franca Magnacco e Tarelli della componente socialista. Nel 1958 fu la prima donna a essere eletta nella Segreteria della Camera del Lavoro milanese, divenendone presto Vice-segretaria. Stellina seguiva le vicende di molte fabbriche specialmente tessili, concentrate nel Legnanese e a Rho. Molte operaie si mostravano determinate a entrare nelle commissioni interne anche nelle industrie in cui c’erano maestranze miste, mentre la realtà del settore tessile, in crisi e spesso frammentato in piccole imprese, richiedeva sempre più lotte contro la smobilitazione. Come militante sindacale, “Stellina” era capace di vedere il vecchio e il nuovo che si mescolavano nel mondo femminile in via di modernizzazione: magari le donne occupavano una fabbrica e passavano il tempo fra un’assemblea e l’altra ricamando il corredo da sposa. In quegli anni era viva la lotta per ottenere per le madri il diritto alle ore per l’allattamento e all’apertura di asili-nido: si dibatteva se dovessero essere rionali, di fabbrica o di paese,
Forse anche in seguito alla notevole attività sostenuta tra il 1951 e il 1962, subì un certo logoramento delle energie fisiche: le fu diagnosticata una malattia cardiaca, che la costrinse a lasciare il lavoro sindacale. Proseguì allora nel suo impegno lavorando come addetta stampa per il Comune di Sesto San Giovanni. Per il suo forte legame con la città di Milano, fu insignita nel 2009 dell’Ambrogino d’oro. Morì nella metropoli lombarda il 24 settembre 2011, dove è stata onorata con la sepoltura nel Famedio del Cimitero Monumentale.
(Roberta Fossati)