Brambilla Onorina in Pesce, detta Nori
[1923 - 2011]
Comunista, partigiana, responsabile della Commissione femminile Fiom Milano.
Onorina Brambilla, meglio conosciuta come Nori Pesce nacque a Milano il 27 agosto del 1923 da famiglia operaia, antifascista e comunista. Il padre Romeo, operaio specializzato alla Bianchi, nel 1924, venne licenziato in seguito al rifiuto di prendere la tessera del partito fascista. Sarà assunto poi, nel 1935, alla Breda Aeronautica. Fu la madre Maria, operaia, prima all’Agretta poi alla Safar, a insegnare alle figlie a dubitare della propaganda del regime. Dopo aver frequentato per tre anni la scuola professionale femminile Caterina da Siena, si iscrisse a un corso di stenodattilografia terminato il quale, a 14 anni, venne assunta dalla Paronitti come impiegata. L’amicizia con la collega Delfina Della Bitta, antifascista e comunista, si rivelò determinante per la sua formazione politica:
Arrivò il giorno in cui Delfina mi presentò il comunista di cui mi aveva parlato: era Giulio Pastore, un operaio specializzato. […] Per la prima volta seppi dell’esistenza di uomini e donne che non si erano mai arresi e non avevano rinnegato i loro ideali. Mi raccontò delle persecuzioni, del carcere, del confino, dell’esilio. Mi si schiuse un orizzonte (O. Brambilla, 2010).
Licenziata nel 1941, si impiegò in una ditta che produceva binari. Intanto, con la guerra, la fame si faceva sentire, le tessere annonarie non erano sufficienti e le condizioni di vita diventavano sempre più dure. Così, nel marzo del 1943, operai ed operaie delle grandi fabbriche di Torino e di Milano diedero vita a un grande sciopero di massa. Fu Onorina a diffondere tra gli operai antifascisti della sua ditta i volantini che rivendicavano «Pane e Pace». Dopo l’8 settembre 1943, assieme alla madre entrò a far parte, tramite Francesca Ciceri, dei Gruppi di difesa della donna e per l’assistenza ai combattenti della libertà, un’organizzazione femminile di massa nata nel novembre 1943 a Milano. Fu la Ciceri a presentarle «Visone» (Giovanni Pesce), comandante del 3° Gap «Egisto Rubini», che sarebbe diventato suo marito. Iniziò così la sua attività partigiana come ufficiale di collegamento, con il nome di battaglia di «Sandra». In sella alla sua bicicletta recapitava ordini, nascondeva e trasportava pistole ed esplosivi. Il 12 settembre 1944, in seguito a una delazione, fu catturata dalle SS e chiusa nella Casa del Balilla di Monza, dove venne sottoposta a lunghi interrogatori, violenze e torture. Trasferita a San Vittore, l’11 novembre 1944, fu deportata, con altri prigionieri, nel campo di concentramento di Bolzano. Tornata a Milano il 7 maggio 1945, sposerà il 14 luglio dello stesso anno Giovanni Pesce, stabilendosi per un breve periodo a Roma. Rientrata a Milano, Nori Pesce entrò nell'apparato tecnico della Federazione del Pci di Milano come segretaria di Giovanni Brambilla, allora responsabile dell’organizzazione. Nel 1951, dopo aver seguito un corso regionale della durata di tre mesi alla scuola di partito a Milano, divenne responsabile femminile per il Pci della zona di Porta Volta, interrompendo l’attività per soli quattro mesi in occasione della nascita della figlia Tiziana. Nel 1952, Nori entrò nella Commissione femminile della Camera del Lavoro di Milano, di cui era responsabile Stella Vecchio, ex partigiana e deputata in Parlamento.
All'epoca c’era ancora molta disparità nei contratti di lavoro; basti pensare che le donne, a parità di prestazione erano pagate meno degli uomini. I padroni delle aziende minacciavano di licenziamento chi si sposava o aveva un bambino. Organizzavamo riunioni, incontri con i sindacati, andavamo a parlare nelle fabbriche, ci facevamo descrivere le condizioni di lavoro (O. Brambilla, 2010).
Nel 1955, come responsabile femminile della Fiom provinciale, riuscì a organizzare la Commissione femminile, composta da circa trenta «compagne», impegnate a rivendicare il diritto al lavoro, la parità di salario, migliori condizioni di lavoro, la fine delle assunzioni a termine, la fine dei licenziamenti per matrimonio. Incontri, convegni, scioperi erano all'ordine del giorno. Alla fine del 1957, le lotte segnarono successi significativi; fu esemplare quella della Geloso, dove in ottobre la Commissione femminile diresse la lotta per la parità salariale con uno sciopero totale della fabbrica di sette giorni. Oltre a un notevole riavvicinamento tra paghe maschili e femminili, molte operaie ottennero un miglioramento sui cottimi e il riconoscimento delle loro mansioni che vennero equiparate a quelle maschili. Nel 1960, la Pesce lasciò la Fiom e cessò la sua attività politica e sindacale per affiancare il marito nel commercio del caffè, ma continuò ad essere, per otto anni, segretaria della sezione del Pci di via Don Bosco. Il 27 gennaio 1962 le venne assegnata la Croce di guerra per la sua attività di partigiana. Nel 1969 aprì con il marito un locale di liquori e vini, il Bistrot in Via Zecca Vecchia. Lì si ritrovavano scrittori, pittori, studenti, operai.
Nori Brambilla Pesce è stata anche responsabile della Commissione femminile dell’Anpi, presidente dell’Associazione ex perseguitati politici italiani antifascisti per la sede di Milano e presidente onorario dell'Aicvas, l’Associazione italiana combattenti volontari antifascisti di Spagna. Morì il 6 novembre 2011.
(Roberta Cairoli)
Scritti di Nori Pesce:
Con C. Acquistapace, Il contributo delle donne alla lotta per la conquista della parità salariale, in Un minuto più del padrone. I metalmeccanici milanesi dal dopoguerra agli anni Settanta, Istituto milanese per la storia della Resistenza e del movimento operaio, Vangelista, Milano, 1977, pp. 105-111;
Il pane bianco, Edizioni Arterigere, Varese, 2010.
Fonti:
AdL, Fondo Granelli, Progetto 26.1, ad nomen.
Bibliografia:
G. Gerosa, Le compagne, Rizzoli, Milano, 1979, pp. 220-
224;
M. Alloisio, G. Beltrami Gadola, Volontarie della libertà, Mazzotta, Milano, 1981, pp. 252-253; Brambilla Onorina, in La Fiom di Milano. I funzionari 1945-1985, a cura della Fiom Cgil di Milano, 1985, pp. 141-142.;
I. Bergamaschi, Parità salariale: la politica della Cgil e della Fiom negli anni Cinquanta, in Milano
operaia dall’Ottocento ad oggi,
a cura di M. Antonioli, M. Bergamaschi, L. Ganapini, «Rivista milanese di
economia. Quaderni», n. 22, vol. II (1993), pp. 421-443;
R. Farina (a cura di), Dizionario
biografico delle donne lombarde (568-1968), Baldini&Castoldi, Milano, 1995;
S. Lunadei, L. Motti, M.L. Righi (a cura di), È brava, ma... donne nella Cgil 1944-1962, Ediesse, Roma, 1999.
Sitografia:
L. Cesareo, Onorina Brambilla Pesce, in
http://www.enciclopediadelledonne.it/
consultato il 25 giugno 2018