Bianco Zelia Pinuccia
[1952 - 2002]
Comunista, Comitato direttivo Filziat, Consulta provinciale delle lavoratrici della Camera del Lavoro di Milano, Comitato direttivo Camera del Lavoro di Milano, Segretaria generale Federbraccianti Lodi-Crema.
Zelia Bianco nacque a Torino il 30 giugno 1952. La madre, casalinga, sposò in seconde nozze un operaio edile da cui Zelia prese il cognome. Trascorse l’infanzia nella provincia torinese, a Frossasco, accudita dalla nonna materna, in seguito affidata a un orfanotrofio di religiose. Quando l’istituto venne chiuso per maltrattamento a minori Zelia Bianco, grazie all’intervento di un’insegnante che aveva a cuore la brillante allieva, venne accolta in una struttura più adeguata nella città di Milano. Ottenne i primi guadagni accudendo i bambini di un colonnello dell’Artiglieria a cavallo, originario di Bari, scrupoloso che i figli correggessero l’inflessione meridionale. A quindici anni entrò per la prima volta in fabbrica, a l’Eugene Gallia, specializzata nella produzione cosmetica, mentre iniziava il primo anno di corso per segretaria d’azienda. Frequentando la scuola serale Zelia riuscì a diplomarsi come perito amministrativo nel 1972. Lasciato l’orfanotrofio, dopo aver ottenuto dal tribunale lo status di maggiore età prima dei ventuno anni, Zelia dovette cercare un posto dove stare. Accettò inizialmente un letto offertole da un’amica conosciuta in orfanotrofio, occupato di giorno dalla madre che lavorava la notte. Nel medesimo anno si iscrisse alla facoltà di Matematica dell’Università statale di Milano e trovò impiego come stagionale alla Motta di viale Corsica. Ottenuto nel 1974 il contratto a tempo indeterminato, prese casa in via Savona, si iscrisse alla Cgil e fu ben presto eletta delegata sindacale per la categoria degli alimentaristi (Filziat Cgil). Furono quelli gli anni in cui conobbe la passione politica. Dopo una breve militanza nel Comitato di base del gruppo extraparlamentare di Democrazia proletaria, entrò nelle fila della Federazione milanese del Pci come membro del Consiglio federale. Già nel 1975 era stata responsabile organizzativa e segretaria della cellula Motta, componente del direttivo della sezione XV Martiri in qualità di responsabile della Commissione fabbriche. Fece parte del Coordinamento di lotta per la riforma universitaria e fu eletta delegata del Consiglio di Facoltà di Scienze. Zelia rivolse il proprio impegno politico anche alle questioni di genere e ai diritti delle donne. Partecipò alle battaglie per la legge sul divorzio e, all’interno della Cgil, fu tra le oratrici delle assemblee per l’8 marzo, fino alla sua adesione alla prima Consulta provinciale delle lavoratrici istituita presso la Camera del Lavoro di Milano il giugno 1980. Intanto alla Motta vennero riconosciute fin da subito le sue qualità, soprattutto nell’ambito della contrattazione sindacale. Venne infatti eletta più volte nel Comitato direttivo milanese della Filziat e nel direttivo della Camera confederale del Lavoro di Milano. Fu chiamata a dare il proprio contributo alla trattativa nazionale per la vertenza dell’Unidal, gruppo azionario di Motta e Allemagna, che tra il 1976 e il 1977 arrivò al dissesto finanziario, culminato con la liquidazione della società. L’accordo aziendale siglato nel gennaio 1978 garantì il ricollocamento di gran parte degli operai licenziati in altre realtà produttive. Anche Zelia fu tra gli operai messi in mobilità. Venne poi assunta dall’Innocenti Sant’Eustacchio (Innse), nello stabilimento di Lambrate, continuando l’attività sindacale come delegata aziendale. Trascorsero pochi mesi in fabbrica quando nel 1978, Antonio Pizzinato, allora segretario generale della Camera del Lavoro di Milano, indicò Zelia Bianco come funzionaria della Fiom milanese per la zona di Monza. Rientrata in fabbrica nel 1981 partecipò ai lavori precongressuali in vista del 1° Congresso della Camera del Lavoro territoriale di Milano. Sincera e determinata sostenitrice di una democrazia rappresentativa nella Cgil propose l’unico emendamento alla relazione congressuale a favore di una forte rappresentanza «dei delegati dei luoghi di lavoro o lavoratori in produzione», che corrispondesse almeno alla metà degli eletti nelle strutture Cgil fino al livello regionale. Nel luglio 1981 entrò nella segreteria della Federbraccianti comprensoriale di Lodi-Crema, divenendone l’anno successivo Segretaria generale. Lì conobbe Mario Esposti, allora funzionario dell’Ufficio Vertenze della Camera del Lavoro di Lodi, suo futuro marito. Il distacco sindacale nel lodigiano durò fino al 1987, quando un drammatico scontro consumatosi all’interno del direttivo regionale della Federbraccianti e le posizioni inconciliabili che produsse, determinarono per Zelia Bianco l’impossibilità di proseguire il mandato. Tornò a vivere insieme al compagno definitivamente a Milano. Di nuovo impiegata all’Innocenti, rimase convintamente delegata della Cgil fino al 2000. All’affacciarsi del nuovo millennio l’azienda fu messa in liquidazione e Zelia Bianco già gravemente malata decise di licenziarsi. Morì a Milano il 10 agosto 2002.
(Silvia Maresca)
Fonti:
AdL, Archivio della Camera del Lavoro confederale di Milano
(1945-1981);
AdL, Archivio della Fiom Cgil di Milano (1945-1990);
AdL, Fondo Biografie sindacali, audio intervista rilasciata all’autrice, 2 luglio 2018;
Fondazione Isec, Archivio Pci Federazione milanese, Commissione federale di controllo, Biografie dei militanti, b. 37, fasc. 44, Bianco Zelia.
Bibliografia;
M. Boneschi […], Donne in liquidazione. Storie di operaie
della Unidal, Gabriele Mazzotta editore, Milano, 1978;
Fiom Cgil di Milano (a cura di), La Fiom di Milano, i funzionari 1945-1985, Milano, 1985;
A. Gianfagna (a cura di), 1944-2006. Gli uomini e le donne della Cgil. Le segreterie confederali, delle Federazioni nazionali di categoria, delle Cgil regionali, delle Camere del lavoro, Ediesse, Roma, 2007;
F. Imprenti, D. Migliucci, M. Costa, Breve storia delle conquiste femminili nel
lavoro e nella società italiana, Unicopli, Milano, 2012.